San Bonito di Clermont Vescovo
Martirologio Romano: A Lione in Francia, transito di san Bonito, vescovo di Clermont-Ferrand, che, da prefetto di Marsiglia fu elevato all’episcopato dopo suo fratello sant’Avíto; lasciato tale incarico dieci anni più tardi, visse nel cenobio di Manglieu; morì a Lione, di ritorno da un pellegrinaggio a Roma.
Le notizie pervenute intorno a Bonito (Bonet, Bonnet, Bond, Bont) sono riunite in una Vita compilata da un monaco di Manglieu in base a testimonianze oculari fornite dal suo superiore diretto, l’abate Adelfio, incaricato a suo tempo del trasferimento delle reliquie del santo da Lione a Clermont. Bonito nato in Alvernia nel 623 da Teodato e Siagria, ricevette un’educazione pari al suo rango. Apprese il diritto romano sui decreti di Teodosio, «nec non Theodosii edoctus decretis».
Introdotto alla corte di Sigeberto III, re d’Austrasia e di Neustria dal 634 al 656, percorse i vari gradi della carriera amministrativa, divenendo primo coppiere, poi referendario o guardasigilli, con l’incarico di custodire l’anello reale. Durante le guerre civili fra le guarnigioni dei palazzi di Neustria e di Austrasia, succedute alla morte di Sigeberto III, sotto il governo nominale di Tierrico III e la reggenza effettiva di Pipino d’Héristal, Bonito fu nominato patrizio o rettore della prefettura di Marsiglia, la più importante della monarchia franca e retta con particolare regime amministrativo, perpetuato probabilmente dai tempi di Teodorico. Come patrizio Bonito proibì il mercato degli schiavi e riscattò, finché il suo patrimonio e l’appannaggio reale glielo permisero, quelli che erano già stati venduti e introdusse nelle chiese della provincia il culto di san Sidonio Apollinare, vescovo di Clermont.
Quando il fratello Avito, vescovo della stessa città, venne a morte nel 690, Bonito gli succedette, perché Avito l’aveva designato sollecitando l’approvazione di Tierrico e di Pipino (il praeceptum regis de episcopatu), approvazione che, peraltro, giunse di buon grado poiché il candidato era stato «persona grata» al predecessore. La cattedra, ottenuta dalle mani del fratello, cioè con una modalità di trasmissione espressamente condannata dal concilio di Parigi del 614, pure se appoggiata dal clero della diocesi, divenne ben presto per Bonito fonte di scrupoli, che la vicinanza di san Teo, monaco di Solignac e discepolo di sant’Eligio, acuì e rese così intollerabili da spingerlo ad abdicare. Al ritorno da una visita ad una nipote badessa a Royat, che lo aveva confermato nell’intenzione di abbandonare il seggio, egli designò vescovo, e fece salutare come tale dalla corte, Nordeberto. L’abdicazione, però, non sembra del tutto volontaria, come vorrebbe far credere il biografo, se al momento di morire Bonito sentì la necessità di riconciliarsi con il suo successore e rivale, «cum sibi successore atque aemulo pacis vincula nectit». Prima di recarsi a Roma, in pellegrinaggio ad limina apostolorum, si ritirò per qualche tempo nell’abbazia di Manglieu e di qui passò a Lione, nel monastero di Isle-Barbe, pacificando il vescovo Goduino e Drogo, figlio maggiore di Pipino d’Héristal.
Passato il confine presso il monastero di San Maurizio d’Agaune e giunto in Italia, Bonito liberò Ariperto, figlio di Ragimperto, duca di Torino, asserragliato in Pavia dall’assedio di Liutperto (701). Proseguì il viaggio per Roma dove compì il pellegrinaggio alla tomba degli apostoli e riscattò dalla servitù numerosi schiavi. Sulla via del ritorno, a Chiusi, operò guarigioni e spese tutto il denaro che possedeva in elemosine sì da dover tornare prontamente a Lione, dove morì, nel 706, per un attacco di gotta.
La festa di Bonito cade il 12 gennaio, o secondo altri il 15 dello stesso mese. Il suo corpo, sepolto nel monastero di San Pietro a Lione, dopo non molto tempo fu riportato in Alvernia; nel monastero rimase solo il velo che copriva il suo volto. Il vescovo Proculo, nel 712, collocò le reliquie nella chiesa di San Maurizio di Clermont sotto l’altare dedicato agli apostoli, che assunse il nome del santo. Nel XIII sec. esse passarono nella cattedrale di Clermont, dove a Bonito fu dedicata una cappella (oggi di Notre-Dame de la Pitié), ornata di vetrate che illustrano alcuni miracoli operati dal santo. Nel tesoro della cattedrale erano conservati, almeno fino al 1718, un reliquiario in argento dorato, contenente il capo del santo, e una pianeta di seta verde, che, secondo una leggenda, egli avrebbe ricevuto dalla Madonna durante una visione, ma che in realtà era un pallio donato nel 988 a Gerberto, vescovo di Reims, da Adelaide, moglie di Ugo Capeto. Il pallio fu attribuito a Bonito solo dopo il X sec., poiché negli inventari dell’epoca è ancora ricordato come Pallium Adelaidis.
Autore: Gilbert Bataille
Fonte: Santi e Beati - https://www.santiebeati.it/dettaglio/37820