Santuario Maria SS. della Neve

Chiesa

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Descrizione

Il modernissimo Santuario della MARIA SS.DELLA NEVE sorge sul luogo dove secondo la tradizione sul finire del VI secolo era apparsa ad alcuni contadini una dolce figura femminile con in braccio un bambino. All’apparizione i buoi si inginocchiano.La figura,sospesa nell’aria,era circonfusa di luce abbagliante ed era accompagnata da angeli ed Arcangeli che diffondevano musiche soavi.Era la Madonna. Da Allora le apparizioni si susseguirono.

Infine,in quel posto dove anticamente sorgeva un tempio pagano fu eretto un tempio cristiano dedicato alla Madonna.Il tempio subì nel corso dei secoli vari crolli e devastazioni sia per le invasioni barbariche,sia per le lotte intestine tra Stati e Stati,sia per i terremoti devastanti.

La terra di Morroni dove attualmente sorge un bellissimo e stupendo Santuario, ha ospitato nel passato diversi Papi(Onorio II,OnorioIII,Urbano IV,Leone IX,ecc…) e diversi personaggi importanti (federico II,Carlo d’Angiò,Carlo VIII).

Ha accolto nel 1222 anche il Santo dei Santi San Francesco d’Assisi.

Si narra che Carlo VIII,dopo aver conquistato il castello di Apice, attirato dalla fama della Madonna, venerata nella chiesa di Morroni,v olle recarsi sul posto sul posto per constatarne la bellezza e le virtù taumaturgiche.

Là giunto, fece il suo ingresso in chiesa con cipiglio altezzoso seguito dai suoi guerrieri armati. Si era sul finire della primavera dell’anno 1492 e faceva molto caldo. Improvvisamente però, mentre Carlo VIII sostava irriverente, in chiesa, il cielo si coprì di nuvoloni neri e cominciò a nevicare con grande intensità. In un battibaleno campi e strade furono coperti da montagne di neve e Carlo VIII non poté far ritorno al castello.
Restò prigioniero nella Chiesa con tutto il suo seguito per oltre quaranta giorni e solo quando si pentì dei suoi propositi cattivi la neve scomparve del tutto e riapparve la bella stagione.

Da allora alla Madonna di Morroni fu attribuito l’appellativo di Madonna della Neve”
 

La tela si presenta come un dittico: ma la lunga e stretta striscia di sinistra (con le due teste d’angelo e l’angelo intero) è stata giustapposta solo posteriormente da qualche pio ma non altrettanto scaltro artista, nell’intento forse di evidenziare la natura angelicata di Maria e la  sua nobiltà regale.

La figura muliebre, maestosa e  solenne, è leggermente protesa in avanti e, in questo movimento impercettibile, la spalliera della sedia si rivela, le ginocchia si divaricano ed il panneggio si dilata in un palpitante effetto tridimensionale.

Un lungo velo, muovendosi dal capo, parte scende dietro le spalle,e parte, adagiandosi sul petto,
si avvolge sulla destra della Madre che regge il Bambino.

Il velo non è il KALIPTRA con le tre stelle simbolo della verginità prima durante e dopo il parto,né l’OMOPHORION (o MAPHORION) cioè quel mantello che copre le spalle di una persona di riguardo,
ma il segno chiaro o della divina sapienza ispiratrice (Maria è SEDES SAPIENTIAE) oppure,
preferibilmente poiché ci troviamo in territorio occidentale, della Regalità universale.
Il diadema, aggiunto artificialmente in tempi posteriori, ha voluto dare ulteriore chiarezza questo titolo regale già proclamato dal velo.

La perpetua verginità di Maria risplende nell’azzurro sobrio del largo mantello che le avvolge i fianchi le braccia, mentre la divina maternità traluce nell’ondeggiare imperioso della larga e sontuosa tunica rosea che scendendo in giro completo, trova confortante riposo sul cuscino regale della nobile predella.
Ma la punta del piedino scalzo, che su di esso si posa, rammenta
all’orante il saldo e mai dimenticato attaccamento della Regina del
cielo alla comune umile origine:”la stirpe umana”.

Similmente, nel sensibilissimo modellato del viso,
tutto pervaso da una trasfigurante luce interiore,
la maestà immensa del cielo si coniuga
amorevolmente con la tristezza infinita della terra.

Lo sguardo pensieroso ma sereno della Regina
è colto nell’attimo breve ma significativo di tutta la sua missione:
“Rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi”.

All’orante, più che al suo Figlio, sono diretti suoi occhi dolci e penetranti
di madre clemente e pia.

Il bambino che, con gesto deciso, si aggrappa fortemente alla tunica materna,
sembra confermare ed approvare la missione di misericordia della Regina, che è anche la madre
di tanti poveri peccatori.

Questa icona, nitida e precisa diventa così la rappresentazione di una preghiera impressa sulla tela, e si offre come una finestra luminosa aperta sul mondo soprannaturale, al di là del tempo e dello spazio. Questo quadro, misurato e spazioso nella prospettiva, lieve e finito nelle forme, fresco e luminoso nei colori, danzante ma sicuro nel segno, costituisce davvero un ponte tra il visibile l’invisibile.

L’autore ignoto,come in  quasi tutte le icone bizantine, dimostra di possedere sicura tecnica, ricchezza di  linguaggio ed ottima ispirazione e gusto. Ai fedeli di Morroni, fortunati possessori di questo piccolo capolavoro ricordo e faccio mie le parole di San Giovanni Damasceno: “Se qualcuno ti chiede della tua fede, portalo in chiesa e mostragli le icone”

TRATTO DA “S. MARIA DELLA NEVE” di CARLO GRAZIANO (Brooklyn,N.Y.2000) – Tutti i diritti sono riservati-

Modalità di accesso:

Accesso libero e gratuito. Accesso con carrozzina

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Pagina aggiornata il 22/11/2023